venerdì 7 dicembre 2012

De profundis. In realtà un calderone di futilità, waiting for my shisha.


Chiedo scusa a Marghe, che ha scritto recentemente un bellissimo post, e mi approprio della bacheca di questo blog per scrivere un po' di cavolate.

Sant'Ambrogio non è male. Ufficio chiuso e lavoro dal divano di casa, con una tazza di té e la coperta di lana sulle gambe, e so che riuscirò a resistere alla tentazione di correre verso lo sportello della cucina che custodisce la cioccolata. La parte dei calzettoni di lana e pigiama con le renne la salto, I'm sexy and I know it...
Il guaio di abitare con un uomo con il metabolismo funzionante: la cucina è stipata di cose buonissime che solo a guardarle si prendono fior di centimetri.
Lui dice che mi ama lo stesso, io giro per casa bendata ma leggo ugualmente una scintilla di dubbio nei suoi grandi occhi verdi: se gli chiedessi la carta di credito per foraggiare il necessario rinnovo del guardaroba, visto che sto per non entrare più nella mia taglia, è chiaro che cambierebbe idea. Ovviamente la realtà è che non ci entro più da mesi, ma mi ostino a trattenere il fiato e tirar su cerniere, qualcuna ogni tanto cede, qualche altra esplode all'improvviso in pubblico, rendendomi involontaria protagonista di situazioni molto imbarazzanti. Ma io sono ostinata.
A proposito di grasso: un mesetto fa ho girato il mondo per lavoro, nel senso che da milano sono andata a Francoforte, da Francoforte a Tokyo, poi da Osaka a San Francisco e infine tornata a casa, il tutto in 10 giorni molto thick, e ora mi affaccio alla finestra e vedo prati e montagne e casette sparse e ho l'horror vacui. Grattacieli, dove siete? Datemi un palazzo di almeno 50 piani qui, in giardino, vi prego. Anche Milano sembra un paese di provincia.
Scusate, dicevo ad una delle cene di lavoro in giro per il mondo mi trovo a condividere la tavola con una bellissima ragazza tedesca, responsabile comunicazione dell'azienda che ha organizzato il viaggio. Bene, si parlava di tisane drenanti. D'altra parte ad una cena in Giappone davanti a tofu, soya, shobu-shobu, alghe, sbrodazze varie e té verde di cosa altro si può parlare? Insomma in realtà stavo raccontando della mia dipendenza psicologica dalle tisane drenanti, che mi sostengono nella quotidiana e vana lotta alla cellulite, quando lei, bionda, alta, magra, bellissima, mi dice: "cos'è la cellulite?"
"Sorry?"
"Cos'è la cellulite?"
"Was?"
"Non capisco, è un difetto comune che hanno le donne in Italia? Mi dispiace, noi non l'abbiamo..."
Capito? E lì cosa le vuoi dire? Mi ha stroncata completamente. Non sono più riuscita a proferire parola.
Insomma dopo questa umiliazione ho deciso che è ora di agire. Mi metto a dieta. Da Gennaio, forse.
Però scrivendo ho allontanato il pensiero della cioccolata, bene, allora continuo.
Vi suggerisco un paio di ascolti, ché da un po' di tempo non lo faccio.
Ecco, qui siamo in Turchia:



Questa invece la dedico alla mia amica tedesca. Siamo a Berlino, con sonorità però spostate decisamente a Sud-Est.



Stasera arriva A, la mia amica napoletana di ritorno dall'Egitto: è stata lì più di un mese. Son curiosa di farmi raccontare un po' di cose. Soprattutto A. arriva con un souvenir molto importante, grazie al quale credo che riuscirò a trovare finalmente un po' di pace interiore che mi consentirà di trascendere la cellulite: la mia nuova shisha.


martedì 4 dicembre 2012

Morsillini e l'egiziano


Mi sento un po’ come lo spettatore che dalla montagna guarda due treni scontrarsi a valle.

Potrei parlare dell’Italia, invece sto parlando dell’Egitto. Non che ami l’uno più dell’altra, però devo ammettere che le vicende di quest’ultimo siano di gran lunga più appassionanti. Non meno tragiche, ma almeno più dinamiche.

Morsillini (da Morsi + Mussolini, nomignolo che spopola su Twitter) in pochi giorni si è incoronato imperatore, ha varato una nuova costituzione che sarà sottoposta a referendum il 15 Dicembre e ha oscurato siti web e canali televisivi.

Grande scatenarsi dei media con titoloni allarmanti sulla sharia, la famigerata e temutissima legge islamica, occhio per occhio dente per dente,  le punizioni corporali, pena di morte. Tutto questo non è sharia, comunque, sharia vuol dire norme religiose, tant'è vero che si chiama sharia anche l’insieme di regole che formano il codice delle religioni cristiane ed ebraica. Tutte quelle brutte cose come la sottomissione elencate sopra sono invece parte degli hudûd: Termine che letteralmente significa « i limiti ». Nel linguaggio specifico dei giuristi musulmani (fuqahâ’), rimanda all'insieme delle pene relative all'applicazione del codice penale islamico. (Definizione tratta da qui)
Non che non siano abusate in alcuni regimi, ma almeno chiamiamo le cose con il loro nome.

Le parole sono importanti.

Piazza Tahrir è di nuovo gremita. Questa discesa tardiva di manifestanti mi lascia un po’ perplessa. Questo shock nei confronti di Morsi che con un colpo di mano si è preso tutti i poteri e ha varato un testo costituzionale in 15 ore (leggermente più islamizzato del precedente, qui un’analisi esplicativa) non lo capisco. Non mi sarei aspettata niente di diverso. Anzi, mi domando perché abbia aspettato così tanto a far vedere la sua natura.

Non voglio puntualizzare l’ovvio, ma avete voluto la bicicletta?

Abbiamo visto i risultati del referendum precedente e anche delle elezioni (per quanto poco trasparenti possano essere state, tanto da essere boicottate dai gruppi rivoluzionari. E anche lì, sinceramente avrei fatto meno la fighetta).
Lo strumento ce l'avevano, non l'hanno usato. Il 47% di affluenza in un paese che ha ribaltato un raìs trentennale è troppo poco, la scarsa partecipazione è stata eclatante.

Ora tutti in piazza.
Qualche centinaia di migliaia di persone, forse un milione, ma non sarà la piazza a cambiare l’Egitto.

C’è il 40% di analfabetismo, e se lo uniamo all'orgoglio di appartenenza alla religione che è insito nell'essere egiziano, lo portiamo a votare chi della religione si fa il paladino.
Ma svegliatevi!!! Vi hanno negato l’istruzione per anni, a causa di infrastrutture indecenti muoiono interi pullman di bambini e voi vi perdete dietro a falsi predicatori di principi che si guardano bene dal rispettare? Vi perdete dietro alla libertà di velo delle hostess dell’Egyptair mentre 2 strade più in là delle famiglie intere (e quando dico famiglie dico 10-12 persone, non 3-4) vivono nei sottoscala senza le più basiche condizioni igieniche?

Alle volte ho l’impressione che l’egiziano non si voglia bene, che non si prenda cura di sé (e attenzione… è haram!):  il concetto di pericolo pare non sfiorarlo minimamente.  La cintura di sicurezza non è un optional da mettere nei punti di controllo e da staccare immediatamente dopo perché è fastidiosa , tuo figlio non è al sicuro nel posto davanti con te solo perché è fra le tue braccia, gli infissi arrugginiti di alcuni microbus sono armi batteriologiche, la macchina non è sicura solo perché si accende, tanto per dirne qualcuna.
La mentalità un po' menefreghista o se vogliamo fatalista (gul ya rab) gioca molto a sfavore del suo stesso interesse: non vado dal dentista perché non mi fa male il dente, non pago l'assicurazione anche se faccio l'autista perché inshallah non ammazzo nessuno (e non sto parlando di chi non ha le possibilità economiche), tengo il bambino davanti perché così sta buono, compro la turca (senza sciacquone) anziché la tazza perché costa meno e hai visto mai che il vicino pensi che poi me la tiro.


Comunque.

All'egiziano non mancano l’ingegno e la creatività, nonché la voglia di ridere e una discreta dose di pragmatismo. Sono convinta che, se si concentra, può fare grandi, grandi cose.

Yalla, ya Masr!