venerdì 7 dicembre 2012

De profundis. In realtà un calderone di futilità, waiting for my shisha.


Chiedo scusa a Marghe, che ha scritto recentemente un bellissimo post, e mi approprio della bacheca di questo blog per scrivere un po' di cavolate.

Sant'Ambrogio non è male. Ufficio chiuso e lavoro dal divano di casa, con una tazza di té e la coperta di lana sulle gambe, e so che riuscirò a resistere alla tentazione di correre verso lo sportello della cucina che custodisce la cioccolata. La parte dei calzettoni di lana e pigiama con le renne la salto, I'm sexy and I know it...
Il guaio di abitare con un uomo con il metabolismo funzionante: la cucina è stipata di cose buonissime che solo a guardarle si prendono fior di centimetri.
Lui dice che mi ama lo stesso, io giro per casa bendata ma leggo ugualmente una scintilla di dubbio nei suoi grandi occhi verdi: se gli chiedessi la carta di credito per foraggiare il necessario rinnovo del guardaroba, visto che sto per non entrare più nella mia taglia, è chiaro che cambierebbe idea. Ovviamente la realtà è che non ci entro più da mesi, ma mi ostino a trattenere il fiato e tirar su cerniere, qualcuna ogni tanto cede, qualche altra esplode all'improvviso in pubblico, rendendomi involontaria protagonista di situazioni molto imbarazzanti. Ma io sono ostinata.
A proposito di grasso: un mesetto fa ho girato il mondo per lavoro, nel senso che da milano sono andata a Francoforte, da Francoforte a Tokyo, poi da Osaka a San Francisco e infine tornata a casa, il tutto in 10 giorni molto thick, e ora mi affaccio alla finestra e vedo prati e montagne e casette sparse e ho l'horror vacui. Grattacieli, dove siete? Datemi un palazzo di almeno 50 piani qui, in giardino, vi prego. Anche Milano sembra un paese di provincia.
Scusate, dicevo ad una delle cene di lavoro in giro per il mondo mi trovo a condividere la tavola con una bellissima ragazza tedesca, responsabile comunicazione dell'azienda che ha organizzato il viaggio. Bene, si parlava di tisane drenanti. D'altra parte ad una cena in Giappone davanti a tofu, soya, shobu-shobu, alghe, sbrodazze varie e té verde di cosa altro si può parlare? Insomma in realtà stavo raccontando della mia dipendenza psicologica dalle tisane drenanti, che mi sostengono nella quotidiana e vana lotta alla cellulite, quando lei, bionda, alta, magra, bellissima, mi dice: "cos'è la cellulite?"
"Sorry?"
"Cos'è la cellulite?"
"Was?"
"Non capisco, è un difetto comune che hanno le donne in Italia? Mi dispiace, noi non l'abbiamo..."
Capito? E lì cosa le vuoi dire? Mi ha stroncata completamente. Non sono più riuscita a proferire parola.
Insomma dopo questa umiliazione ho deciso che è ora di agire. Mi metto a dieta. Da Gennaio, forse.
Però scrivendo ho allontanato il pensiero della cioccolata, bene, allora continuo.
Vi suggerisco un paio di ascolti, ché da un po' di tempo non lo faccio.
Ecco, qui siamo in Turchia:



Questa invece la dedico alla mia amica tedesca. Siamo a Berlino, con sonorità però spostate decisamente a Sud-Est.



Stasera arriva A, la mia amica napoletana di ritorno dall'Egitto: è stata lì più di un mese. Son curiosa di farmi raccontare un po' di cose. Soprattutto A. arriva con un souvenir molto importante, grazie al quale credo che riuscirò a trovare finalmente un po' di pace interiore che mi consentirà di trascendere la cellulite: la mia nuova shisha.


martedì 4 dicembre 2012

Morsillini e l'egiziano


Mi sento un po’ come lo spettatore che dalla montagna guarda due treni scontrarsi a valle.

Potrei parlare dell’Italia, invece sto parlando dell’Egitto. Non che ami l’uno più dell’altra, però devo ammettere che le vicende di quest’ultimo siano di gran lunga più appassionanti. Non meno tragiche, ma almeno più dinamiche.

Morsillini (da Morsi + Mussolini, nomignolo che spopola su Twitter) in pochi giorni si è incoronato imperatore, ha varato una nuova costituzione che sarà sottoposta a referendum il 15 Dicembre e ha oscurato siti web e canali televisivi.

Grande scatenarsi dei media con titoloni allarmanti sulla sharia, la famigerata e temutissima legge islamica, occhio per occhio dente per dente,  le punizioni corporali, pena di morte. Tutto questo non è sharia, comunque, sharia vuol dire norme religiose, tant'è vero che si chiama sharia anche l’insieme di regole che formano il codice delle religioni cristiane ed ebraica. Tutte quelle brutte cose come la sottomissione elencate sopra sono invece parte degli hudûd: Termine che letteralmente significa « i limiti ». Nel linguaggio specifico dei giuristi musulmani (fuqahâ’), rimanda all'insieme delle pene relative all'applicazione del codice penale islamico. (Definizione tratta da qui)
Non che non siano abusate in alcuni regimi, ma almeno chiamiamo le cose con il loro nome.

Le parole sono importanti.

Piazza Tahrir è di nuovo gremita. Questa discesa tardiva di manifestanti mi lascia un po’ perplessa. Questo shock nei confronti di Morsi che con un colpo di mano si è preso tutti i poteri e ha varato un testo costituzionale in 15 ore (leggermente più islamizzato del precedente, qui un’analisi esplicativa) non lo capisco. Non mi sarei aspettata niente di diverso. Anzi, mi domando perché abbia aspettato così tanto a far vedere la sua natura.

Non voglio puntualizzare l’ovvio, ma avete voluto la bicicletta?

Abbiamo visto i risultati del referendum precedente e anche delle elezioni (per quanto poco trasparenti possano essere state, tanto da essere boicottate dai gruppi rivoluzionari. E anche lì, sinceramente avrei fatto meno la fighetta).
Lo strumento ce l'avevano, non l'hanno usato. Il 47% di affluenza in un paese che ha ribaltato un raìs trentennale è troppo poco, la scarsa partecipazione è stata eclatante.

Ora tutti in piazza.
Qualche centinaia di migliaia di persone, forse un milione, ma non sarà la piazza a cambiare l’Egitto.

C’è il 40% di analfabetismo, e se lo uniamo all'orgoglio di appartenenza alla religione che è insito nell'essere egiziano, lo portiamo a votare chi della religione si fa il paladino.
Ma svegliatevi!!! Vi hanno negato l’istruzione per anni, a causa di infrastrutture indecenti muoiono interi pullman di bambini e voi vi perdete dietro a falsi predicatori di principi che si guardano bene dal rispettare? Vi perdete dietro alla libertà di velo delle hostess dell’Egyptair mentre 2 strade più in là delle famiglie intere (e quando dico famiglie dico 10-12 persone, non 3-4) vivono nei sottoscala senza le più basiche condizioni igieniche?

Alle volte ho l’impressione che l’egiziano non si voglia bene, che non si prenda cura di sé (e attenzione… è haram!):  il concetto di pericolo pare non sfiorarlo minimamente.  La cintura di sicurezza non è un optional da mettere nei punti di controllo e da staccare immediatamente dopo perché è fastidiosa , tuo figlio non è al sicuro nel posto davanti con te solo perché è fra le tue braccia, gli infissi arrugginiti di alcuni microbus sono armi batteriologiche, la macchina non è sicura solo perché si accende, tanto per dirne qualcuna.
La mentalità un po' menefreghista o se vogliamo fatalista (gul ya rab) gioca molto a sfavore del suo stesso interesse: non vado dal dentista perché non mi fa male il dente, non pago l'assicurazione anche se faccio l'autista perché inshallah non ammazzo nessuno (e non sto parlando di chi non ha le possibilità economiche), tengo il bambino davanti perché così sta buono, compro la turca (senza sciacquone) anziché la tazza perché costa meno e hai visto mai che il vicino pensi che poi me la tiro.


Comunque.

All'egiziano non mancano l’ingegno e la creatività, nonché la voglia di ridere e una discreta dose di pragmatismo. Sono convinta che, se si concentra, può fare grandi, grandi cose.

Yalla, ya Masr!

domenica 23 settembre 2012

La rabbia musulmana?


Ancora una volta, dopo un episodio per il quale il mio odiato "compagno di studi" Samuel Huntington si sarebbe baciato i gomiti, avevo deciso di non commentare, di non fare la solita hippy amica dei popoli.

Sto parlando di tutto l'ambaradan scatenato dal trailer dello pseudo-film "L'innocenza dei musulmani".

In realtà, sono stata un bel po' incavolata con l'ottusità di entrambe le parti e il potere che questa stessa ha nelle menti del cittadino medio, e mi sono un po' scoraggiata.
Pessimismo e fastidio si sono impadroniti di me.
Sai che novità, diranno quelli che mi conoscono. Beh, però sanno anche che poi mi ripiglio.

Quello che segue non è farina del mio sacco, il mio stato apatico non mi ha permesso di formulare frasi di senso compiuto, ma esprime benissimo il punto di vista di questo blog (Meg, ti chiamo così in causa per risvegliare un po' anche te ;) )

Da Tutto in 30 Secondi

Per il Secolo XIX i “3mila manifestanti salafiti” di Bengasi giustificano un titolo che evoca un ‘”islam in rivolta”.
Ricordiamo  ai redattori del Secolo XIX che 3mila (salafiti di Bengasi) diviso 1,6 miliardi (di musulmani nel mondo) fa 0,000001875.
Lo 0,000001875% dei musulmani sono “l’islam in rivolta”?
E tutti gli altri, cioè il 99,999998125%?
Per Giornalettismo “l’islam”, che tutti sappiamo essere una persona o comunque un’entità unica senziente capace di sentimenti, “si offende”. 
Infatti, prima erano gli islamici, e ne avevamo già ampiamente parlato qui e qui, ora è l'islam in toto il nemico, lo spauracchio, il babau.

Questo si riallaccia a un articolo pubblicato da Avaaz, che ho trovato in inglese e in francese, ma, ahimè, non in italiano. Lo riassumo a vantaggio di chi legge solo l'italiano, ma vi invito a cliccare sul link per vedere le foto.

Chi ha paura della rabbia musulmana?
La copertina di Newsweek, quotidiano statunitense, cavalca l'onda generale dei media nelle ultime settimane: il mondo musulmano brucia di rabbia anti-occidentale a causa di un film islamofobico scendendo a frotte nelle piazze e terrorizzandoci. Ma è veramente così?
Forse ci sono cose che sono sfuggite ai media:
  1. Si stima che il numero di partecipanti alle proteste sia  tra lo 0,001% e lo 0,007% del miliardo e mezzo di musulmani nel mondo - una misera frazione anche di colori che erano scesi in piazza per la primavera araba
  2. La maggioranza delle proteste sono state pacifiche. L'assalto alle ambasciate straniere è stato organizzato da gruppi di salafiti 
  3. Le autorità libiche e americane ipotizzano che l'assassinio dell'ambasciatore statunitense in Libia sia stato premeditato per l'11 settembre, e che non sia necessariamente legato al trailer.
  4. Esclusi gli attacchi dei gruppi estremisti in Libia e in Afghanistan, un'inchiesta del 20 settembre rileva che i manifestanti non hanno ucciso nessuno. I morti denunciati dai media sono contestatori uccisi dalla polizia.
  5. Praticamente ogni leader, occidentale e musulmano, ha condannato il film così come le violenze che ne possono essere scaturite
  6. Il papa era in Libano all'apice delle proteste e i leader di Hezbollah hanno assistito al suo sermone, si sono astenuti dal protestare durante la sua permanenza, e hanno invocato la tolleranza religiosa. Sì, è accaduto.
  7. Dopo l'attacco a Benghazi,  cittadini comuni si sono riversati nelle piazze di Benghazi e Tripoli con manifesti di scuse, molti anche in inglese, spiegando che la violenza non li rappresentava né come individui né come fedeli.
Da notare anche che molte notizie di rilievo internazionale sono state sepolte dall'allarmismo della rabbia musulmana: in Russia decine di migliaia di manifestanti hanno protestato a Mosca contro il presidente Putin, centinaia di migliaia di Portoghesi e Spagnoli si sono riversati nelle piazze contro i piani anti-austerità, e più di un milione di catalani hanno marciato per l'indipendenza.

 Concludo con un video. Stop the Clash of Civilizations (Ferma lo scontro di civiltà).






martedì 29 maggio 2012

Di che morte morire





Questa vignetta di Carlos Latuff esprime molto bene la situazione politica egiziana: al ballottaggio presidenziale ci saranno Mohamed Morsy, dei Fratelli Musulmani e Ahmed Shafiq, il cui idolo è Mubarak.

Ora gli egiziani dovranno solo scegliere di che morte morire.

A farla tragica.

A voler trovare il bicchiere mezzo pieno, si può dire che le ideologie rivoluzionarie avrebbero vinto se si fossero unite in meno candidati (anche se, per amor di verità, bisogna ricordare che il vero rivoluzionario purista non è andato a votare, considerando il sistema elettorale corrotto e da riformare costituzionalmente). Basti pensare che il terzo classificato, Hamdeen Sabbahi, ha ottenuto il 20% dei voti, e in roccaforti islamiche quali Cairo, Giza e Alessandria.

Come raccontato benissimo nel blog in 30 secondi, a posteriori fa quasi ridere il grande successo del primo dibattito televisivo "all'americana" tra Amr Moussa (ex segretario generale della Lega Araba) e Abu el Futuh (strano personaggio ex Fratello Musulmano, sostenuto da salafiti, liberali, laici, anche copti), considerati i due favoriti.

Non voglio fare la complottista a tutti i costi, ma sembrerebbe una mossa per sviare l'attenzione dai candidati che, alla fine della fiera, sono risultati i due vincitori e gli interlocutori perfetti per l'occidente. Shafiq per continuità storica, data la sua adorazione per l'ex raís, e Morsy perché, come spiegava il sopracitato blog già un anno fa, i Fratelli Musulmani "sono il referente naturale delle amministrazioni americane perché altri soggetti sono o troppo deboli (i cosiddetti “liberali”) o troppo in conflitto con gli interessi americani", e perché "il potere dei Fratelli Musulmani assicurerebbe, più o meno, lo stesso genere di “stabilità” che c’era con Mubarak. Con un surplus di globalizzazione, che a Washington non fa per niente schifo".

Parlo con tanti egiziani, e sento molti punti di vista: quello degli elettori di sinistra, che votano Sabbahi, quello degli ossessionati dal problema della sicurezza, che votano Shafiq, quello dei fissati con la religione che votano Abu el-Futuh. Alla fine non sono gli integralisti a votare per Morsy, sono i leghisti. Lo so, sembro pazza, ma di carroccio me ne intendo, modestamente vengo da un bacino elettorale leghista di tutto rispetto, oltre che ultimo baluardo degli ultimi singhiozzi del partito. Insomma sono uguali: creduloni, ex comunisti molto spesso, religiosi quando gli pare, interessati al ritorno economico, xenofobi di convenienza, etc.

Togliendomi le vesti da complottista, sono un po' arrabbiata con gli egiziani: mi aspettavo un'affluenza alle urne molto più copiosa. Che cosa mi rappresenta questo 43% degli iscritti alle liste elettorali (50 milioni sugli 80 milioni aventi diritto)? Ya ragel!

Non sono sconvolta per il successo di Morsy (anche se mi dispiace), perché so bene dove si stava dirigendo l'Egitto da molti anni a questa parte, un po' in contrapposizione al regime mubarakiano, un po' in reazione alla crisi economica, un po' come conseguenza delle mancate riforme sull'istruzione, considerando anche che i Fratelli Musulmani, pur essendosi divisi in varie fazioni, sono l'unica forza politica in grado di costituire un partito vero e proprio, sia dal punto di vista organizzativo, sia da quello monetario. Sono allibita dalle preferenze accordate a Shafiq, proprio come Baraem nel suo blog.

I voti degli egiziani all'estero sono stati, invece, molto interessanti. Bassa affluenza comunque, perché evidentemente la registrazione online non era facile per tutti. In ordine di preferenza, i risultati sono stati: Mohamed Morsy, Abu el-Futuh, Hamdeen Sabbahi, Amr Moussa e Ahmed Shafiq. Morsy vince anche all'estero, emblema della proiezione politica dell'egiziano medio all'estero: i Fratelli Musulmani sono quelli che portano avanti la loro identità religiosa, che coincide con quella sociale (e purtroppo, ora, anche politica) e conferisce loro legittimità come individui e come comunità; i Fratelli Musulmani sono quelli che, assieme alle loro rimesse, hanno aiutato e dato fiducia alle loro famiglie, andando porta a porta a fare propaganda e a regalare generi alimentari. Gli egiziani e il mangiare, si sa, sono un po' come gli italiani e il mangiare. Inscindibili.

Shafiq non ha avuto particolare seguito all'estero, ma la pubblicazione dei risultati prima delle elezioni in Egitto ha, a mio modesto parere, influenzato il voto del già influenzabile egiziano nei confronti di Morsy. E anche questo mi fa un po' pensare a manipolazioni o brogli (già denunciati) da parte del regime.

In conclusione, propongo l'immagine che ho io dell'Egitto e degli Egiziani nell'ultimo periodo. Non prendetevela a male, è pieno d'affetto.

domenica 20 maggio 2012

ولما بتبعد انا بتونس بيك

Un veloce post perché lo scorso giovedì si è spenta una delle mie voci preferite, e non mi riferisco a Donna Summer.

E' morta Warda, al Cairo, all'età di 73 anni. 

Le emozioni le lascio esprimere ai suoi brani, tanti. Qui ne inserisco solo due, tra quelli a me più cari. 
Per chi la conoscesse poco qui sotto riporto qualche informazione che, per velocità (in questo periodo sono più nomade del solito, costantemente in debito di tempo e ossigeno...), copio e incollo dalla rete:
"adulée pour sa puissante voix et ses chansons d’amour, la chanteuse Warda al-Jazaïria, est décédée jeudi d’une crise cardiaque à son domicile du Caire. La «Rose algérienne» était connue dans tout le monde arabe pour ses chansons patriotiques durant la guerre d’Algérie. Née à Puteaux en 1939, de père algérien et de mère libanaise, Warda commence sa carrière à Paris dans un établissement appartenant à son père. Elle reprend alors les chansons des plus grands, Oum Koulsoum, Mohamed Abdelwahab et Abdelhalim Hafez. C’est ensuite seulement qu’elle interprète des airs composés par Sadeq Thuraya, son mentor tunisien. Connue dans le monde arabe pour ses chansons patriotiques durant la guerre d’Algérie, Warda doit quitter la France en 1958. Elle se réfugie à Rabat, puis à Beyrouth, et commence à travailler en Egypte. Elle y collabore avec des grands de la musique, comme Abdelwahab. Après l’indépendance de l’Algérie, elle retourne au pays et se marie en 1962. Mauvaise idée! Son époux l’interdit de travail. Ce n’est qu’en 1972 qu’elle reviendra au micro, sur l’intervention expresse du président Boumedienne. Peu après, Warda s’installe définitivement en Egypte, où elle interprète quelques-unes de ses chansons les plus connues et joue dans plusieurs films. Elle atteint l’apogée de sa carrière après sa rencontre avec Baligh Hamdi, compositeur de renommée, qui devient son époux. Warda a alors d’innombrables d’admirateurs. Avec plus de 300 chansons, cette diva de la chanson d’amour a logiquement vendu plusieurs dizaines de millions d’albums. Son apothéose sur scène remonte à 2009, alors qu’elle a 70 ans. Un concert à Rabat réunit plusieurs dizaines de milliers d’auditeurs". 

mercoledì 2 maggio 2012

Intolleranza ortografica

A discapito dei miei post peace and love e volemose bene, divento sempre più intollerante.
Non sopporto alcune persone che mi stanno intorno, altre che mi guardano di soppiatto e non favellano (o favellano alle spalle), altre ancora che parlano anche troppo e gradirei installassero un filtro tra il cervello e la bocca.
Ultimamente, però, non sopporto nemmeno quando alcune persone comunicano per iscritto.
Non sono un genio né della grammatica né dell'ortografia, anzi, digito con una tastiera azerty e spesso, per pigrizia, metto gli apostrofi al posto degli accenti (e spesso me ne scuso con l'interlocutore). Uso espressioni colloquiali, collego parole che andrebbero staccate, gioco un po' con la lingua. So di farlo con cognizione di causa e licenza poetica (embeh? questo posto è mio e me lo gestisco io e me la tiro pure. Ah, come sono antipatica), ma le regole base cerco di non dimenticarle. Però voi, miei compatrioti residenti in patria, dotati di tastiera pc italiana, perché non prestate un minimo di attenzione?
Perciò ecco che, con arroganza e supponenza, mi permetto di rilevare gli errori più comuni che vedo in giro e urlare così il mio amore per la lingua scritta. Tralascio la consecutio temporum e i congiuntivi, troppo complessi come argomenti da trattare in un blog che si chiama hennanight ;)
Mi concentro sui casi più eclatanti e che mi fanno l'effetto del gesso che fischia sulla lavagna, non so se rendo l'idea.
  • Qui e qua (e nemmeno quo, in effetti :D ) non si accentano.
  • Fa, a meno che non sia imperativo, non vuole l'accento
  • Sto, sta, do, so e va non si accentano. Va' e sta' all'imperativo si scrivono con l'apostrofo e non con l'accento.
  • di egli dà si accenta per non confonderlo con la preposizione da.
  • Il affermativo vuole l'accento.
  • pronome riflessivo vuole l'accento, che si può omettere se è seguito da stesso (se stesso) e non va assolutamente usato nel caso sia una congiunzione.
  • Un po' vuole l'apostrofo, non l'accento.
  • Qual è si scrive senza apostrofo.
  • Il tè e una bevanda, mentre te è pronome, che non si usa mai come soggetto (es. sbagliatissimo "come stai?" "bene, e te?")
  • Dopo un seguito da una parola che inizia per vocale ci va l'apostrofo solo se la parola seguente è femminile. Se è maschile, niente apostrofo. Es.: un amico, un'amica).
  • IO-IA doppia z non ci va, come insegnava la mia maestra delle elementari (es. eccezionale, non eccezzionale; poliziotto, non polizziotto)
  • Da quando ero piccolo, non da quando sono piccolo
  • Donne incinte, non donne incinta
  • Piuttosto che è sinonimo di invece di / invece che, non di oppure.
  • Gli ho detto va bene al maschile, ma al femminile si usa le ho detto.
  • Vi prego, infine, attenzione a ha/a, hanno/anno, e/è.
Avete dei dubbi? L'Accademia della Crusca è lì (con l'accento) per voi.

martedì 1 maggio 2012

Musiqa per le mie orecchie...

Periodo di cambiamenti, grandi e piccoli, spostamenti, traslochi, migrazioni, vento, pioggia, sole non pervenuto ma pazientemente atteso.
Raíces y alas. Pero que las alas arraiguen y las raíces vuelen.

Una melodia in testa.
Sia benedetto internet che da una piccola frazione di un piccolo paesino della provincia di Varese ti consente di percorrere in lungo e in largo il globo, e di scoprire gioielli nascosti alla base di quell'arcobaleno che ancora non si vede, ma c'è, carico di tutte le sfumature pensabili e non.
Allora trovo questo video, un po' per caso, di una canzone sentita 'live' anni fa eseguita dall'amata voce di Nabil Salameh (Radiodervish), è anche ghost track di qualche loro album, non ricordo bene quale. 
Si tratta della versione di 'Ala tariq 'aitat degli Sharqa band which was formed back in the beginnings of 2006 in Amman, in an attempt to modernize and develop oriental music in a way that would preserve the music’s authenticity, yet, give it a fresh and new sound. With some of the best musicians in the region, and two vocalists (Male & Female) who beautifully sing Arabic pieces of lyrics and poems by some of the world’s prominent writers-.
Eccola, che ne dite?




Poi scopro Eka3:
eka3 is the regional organization dedicated to quality Arabic music; music that grabs your attention, moves your senses, and provokes your thought. Whatever the genre may be, we seek the original, the rich, and the Arabic. Our services include music direction, album production, event creation, artist booking, music licensing, and we operate out of Cairo, Beirut, Amman, and Ramallah.
Throughout our network of teams we have also become the first and only regional distributor dedicated to quality music, working closely with a daily-growing list of outlets of all shapes and forms to optimize the sales process and yield maximum output to our diverse list of partners, including Arab artists in the Middle East & abroad, as well as labels.


Curiosate un po' sul sito, si trovano cose davvero interessanti. Qualche esempio:

O questa, che adoro:





E ora che dire... buon 1° Maggio a tutti!!

lunedì 9 gennaio 2012

Non sono razzista, ma... (???)



E' stato un weekend un po' noioso, ma non privo di spunti. Negativi, ahimè.

1) Alba Parietti (quello passava il convento) che in un test "celo, manca" con Marco Travaglio dice "celo" alla domanda "in fondo in fondo sono un po' razzista anch'io"
2) Un'amica si confida con me sulla sua relazione con un ragazzo africano (no, non considero l'africano una nazionalità, voglio solo mantenere l'anonimato il più possibile), non tanto per i problemi di coppia, quanto per l'interpretazione di essi da parte dei suoi conoscenti: "che ti aspetti, è una scimmia, non è civile"
3) Presa diretta sulla rivoluzione tunisina: Lampedusani insultano e riempiono di botte tunisini ormai in procinto di salire sull'aereo che li rimpatrierà.

Considerazioni:
1) Ci provo e faccio una breve e onesta (spero) autoanalisi. No, niente, sono proprio d'accordo con Travaglio: mi stanno sulle palle un sacco di persone, ma non per categoria, perché sono proprio loro.
O forse no, sono razzista anch'io, nei confronti degli ignoranti sputasentenze, dei benpensanti moralizzatori, dei "non sono razzista, ma", degli estremisti in generale. Ecco, ho categorizzato, sono razzista anch'io. Vai a capire che ho più cose in comune con Alba che con Marco. Me ne faro' una ragione.
2) Non so, non commento, non capisco e mi rifiuto di provarci. Mi viene solo da vomitare.
3) idem vedi punto 2.


Poi leggo questo articolo "Perché l'Italia non fa più sognare gli africani". E' in francese, ma vale la pena lo sforzo. In sostanza parla di come il razzismo spicciolo di ogni giorno possa portare alla tragedia, di come il fascino crescente dei "valori" xenofobi sia oltremodo sottovalutato.
Condivido in pieno le preoccupazioni dell'autrice, e all'istante mi viene in mente qualche flash dei giorni scorsi:
 consigliere (leghista, manco a dirlo) che dice "ci vogliono i forni". Poi si scusa (eh vabbè), ma il partito lo sostiene. Il partito lo sostiene. Il partito lo sostiene. No, dico, rendiamoci conto. Il partito lo sostiene.
Lo stesso partito che ha le simpatie di chi vorrebbe eliminare col lanciafiamme i figli degli immigrati, equiparare i gay ai pedofili e mettere rom nelle stufe a legna, per fare qualche esempio.

Ritornando all'articolo di Jamila Mascat, ho sempre sostenuto che “folli” come Breivik non debbano essere sottovalutati e che il razzismo non possa essere banalizzato, né edulcorato dall'etichetta "folcloristico", né tollerato.

Il 14 Dicembre 2011, a Firenze, i senegalesi Samb Modou e Diop Mor venivano uccisi dai ben lucidi colpi di pistola di un neo fascista xenofobo (auto eliminatosi subito dopo) altri 3 loro connazionali venivano gravemente feriti.
Per trovare i nomi delle due vittime ho dovuto fare una lunga ricerca nel web. Per le nostre testate, evidentemente, era sufficiente che fossero "due senegalesi".
Quasi contemporaneamente, a Liegi un altro “folle” uccideva 5 persone e ne feriva più di 100, per poi togliersi la vita. Il suo nome era Nordine Amrani, evidentemente dagli antenati non belgi.
Non ho trovato traccia delle sue origini marocchine se non nella stampa italiana.
A pochi minuti dall’accaduto, i giornali belgi hanno precisato che si è trattato di un caso isolato e non riconducibile in alcun modo al terrorismo (e non hanno nemmeno specificato "islamico”). Nell'identikit dell’uomo non si trovano né le sue origini nordafricane né il suo credo religioso, ma i suoi precedenti penali, com’è giusto che sia.

Sono seriamente preoccupata per cosa stanno diventando gli italiani.
Cos'è questa presunzione arrogante e priva di fondamento?

este puto mundo no es de nadie y es de todos,
cinco continentes en un mismo corazón